Mauro Solari*
Sestri Ponente si è stretta attorno ai suoi cantieri navali.
Impressionante vedere venerdì mattina i negozi chiusi con una adesione pressoché totale alla serrata indetta dall'Ascom a difesa del cantiere. Impressionante anche perché da quanto ricordo, abitando a Sestri fin da bambino, non c'è mai stata una simile adesione. Certo, nella storia di Sestri non è la prima volta che una parte del commercio sia solidale con gli operai, ma bisogna risalire a molti anni fa. Nella scelta dei commercianti sestresi vi è anche la paura della realizzazione dei nuovi centri commerciali già previsti nel Puc nelle aree ex-Finsider, nonché nelle aree che verranno liberate dal trasferimento agli Erzelli delle aziende del polo elettronico. Ma, credo, vi sia anche la consapevolezza che una città come Genova non può vivere di solo terziario e che l'ennesimo attacco alle sue industrie (non dimentichiamo Elsag e Selex) è un attacco al tessuto sociale che nonostante tutto fa di Sestri ancora un luogo di aggregazione e di convivenza positiva.
Scontata, ma non troppo dopo decenni di politiche individualiste, la partecipazione della popolazione sestrese, che ha riempito piazza Baracca come non si vedeva da anni.
Ascoltati i vari relatori al comizio con fischi alla Marta Vincenzi che paga le sue ambiguità, la sua arroganza e la "verosimiglianza" del fatto che fosse stata preventivamente informata da Bono delle sue intenzioni di chiudere il cantiere.
Mi ha fatto impressione vedere sfilare nel corteo gli operai del cantiere in cui si vedevano facce prevenienti da tutto il mondo (indiani, sub-sahariani, slavi), a testimonianza di un processo positivo di integrazione che qui è una realtà. Ricordo l'intervento di un ex-operaio di 91 anni che ha rivendicato, con l'orgoglio tipico della vecchia classe operaia genovese, le capacità professionali e tecniche presenti nei cantieri «quando insegnavamo ai tedeschi a costruire le navi» e di quando nel '48 la borghesia tentò di indebolire la classe operaia inventando i sindacati di comodo Cisl e Uil.
Infine come non notare il fatto che mentre il corteo sfilava a fianco della linea ferroviaria i macchinisti ferrovieri lo salutavano coi fischi dai locomotori a testimonianza di una solidarietà di classe che nonostante tutto sta ancora tenendo.
Che dire: certo la lotta sarà ancora lunga e credo abbiamo fatto bene come partito ad essere presenti con le nostre posizioni politiche: rilancio dei cantieri tramite investimenti pubblici finalizzati ad un nuovo modo di trasporto delle merci e delle persone, che privilegi il trasporto su acqua e su ferro, realizzando finalmente le "autostrade del mare" di cui si discute da anni senza fare nulla.
*circolo "Rovatti" Prc/FdS Sestri Ponente-Genova
Liberazione 29/05/2011, pag 11