giovedì 7 ottobre 2010

Fincantieri, in 5000 per difendere il lavoro

Roma, grande corteo di protesta. Fiom: «Tavolo a palazzo Chigi»

Fabio Sebastiani
I "cantierini" scendono a Roma. Ieri in cinquemila hanno dato vita a un grande corteo di protesta da piazza della Repubblica a Santi Apostoli, superblindata per l'occasione. A guidare il serpentone, la nutrita "delegazione" dei lavoratori di Castellammare di Stabia. Subito dietro, quelli di Marghera, Monfalcone, Palermo, Riva Trigoso, Ancona, Bari, Sestri Levante.
I "cantierini" sono le tute blu dei cantieri navali. E' un settore che aspetta da anni, dal governo uno straccio di politica industriale, e dalla Fincantieri investimenti per l'ammodernamento della produzione, la ricerca e l'innovazione. In due parole, "lavoro".
La sortita della Fincantieri sui 240 licenziamenti sembra ormai essere alle spalle, ma i nodi restano. Per questo Fim, Fiom e Uilm ieri hanno indetto uno sciopero di otto ore (con adesioni tutte vicine al 100%) e hanno portato fino a pochi passi da palazzo Chigi la rabbia di un settore che conta, intorno al solo polo di Fincantieri, almeno trentamila addetti tra diretti e ditte d'appalto. «No alla chiusura dei cantieri, no al taglio dei posti di lavoro, sì a una vera politica industriale», hanno gridato le tute blu lungo tutto il percorso del corteo. I sindacati e i lavoratori chiedono tra l'altro un programma di commesse pubbliche, rapidamente cantierabili, e che sia convocato il tavolo sulla crisi della cantieristica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom, ieri ha chiuso con un comizio l'iniziativa unitaria. «Sono mesi che lo chiediamo per poter coordinare il piano di intervento sulla cantieristica. Con la mobilitazione di questi giorni abbiamo sventato piani di chiusura, ma ora devono arrivare le commesse». «Diciamo a Berlusconi - ha proseguito Cremaschi -,che ieri ha detto di aver salvato le banche, che è dei cantieri navali che si deve occupare».
Dure e drammatiche le testimonianze raccolte tra i lavoratori. «La Fincantieri sta tagliando il salario dei lavoratori dell'indotto perché impone budget alle imprese esterne sempre più bassi. Ultimamente è stato del 20%», dice Fabio del sito di Porto Marghera.
«Conoscevo Vincenzo (l'operaio suicidatosi ieri), lavorava per l'indotto ma tra poco il pensiero di ammazzarsi verrà in mente anche a qualcun altro. A dicembre scade la cassa integrazione per l'indotto. E allora molte teste crolleranno», spiega Enzo Esposito, 26 anni, operaio di Fincantieri a Castellammare in provincia di Napoli. C'è anche chi, ancora giovane, piange per il suo futuro incerto. Luigi ha 30 anni e ha lavorato nel Veneto per 5 anni, da qualche anno è stato trasferito finalmente nella sua terra, a Palermo. «Rischio la cassa integrazione - dice, tra le lacrime - non credo che riuscirò a mettere su famiglia, non me lo posso permettere. Siamo stati la spina dorsale di questo paese e invece ora il governo ci snobba. È stato deludente, abbiamo fatto centinaia di chilometri per arrivare a Roma e ci aspettavamo che almeno una delegazione dei lavoratori venisse ricevuta dal governo». Ma la crisi di Fincantieri, con i suoi tagli e licenziamenti, coinvolge anche i quarantenni. «Ho moglie e due figli e alterno mesi di cassa integrazione a giorni di lavoro, in più ho spese e mutuo da pagare - dice arrabbiato Eugenio di Ancona - di manifestazioni ne ho fatte tante, ma non abbiamo mai ottenuto nulla».
Tra le tute blu anche molti sindaci e amministratori locali dei comuni interessati dai cantieri navali. «La giornata di mobilitazione era necessaria per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media sulla grave situazione dei cantieri navali in Italia e per chiedere con forza l'inderogabile assunzione di responsabilità da parte del Governo», sottoilnea l'assessore regionale al lavoro Marco Luchetti che ha partecipato alla manifestazione. «Le speranze - ha aggiunto Luchetti - ora sono riposte nell'11 ottobre. Il Tavolo con il ministero dello Sviluppo Economico sarà fondamentale per richiamare lo Stato al rispetto degli impegni e perchè l'Italia si allinei finalmente agli altri Paesi».
Molti gli uomini politici presenti al corteo, tra parlamentari (Cesare Damiano, Pd, e Antonio di Pietro e Maurizio Zipponi, Idv) e rappresentanti di partito.
A portare il loro sono saluto ai lavoratori e a condividere il corteo sono stati anche il segretario del Prc Paolo Ferrero e la responsabile Lavoro Roberta Fantozzi. «La mobilitazione è riuscita oltre le aspettative e i lavoratori hanno sconfitto l'ipotesi di forte ridimensionamento. Ora la parola passa al governo», ha dichiarato Roberta Fantozzi.
Marco Ferrando, portavoce del Pcdl ha detto: «Ci sono tra le tute blu tanti volti giovani che non si accontentano delle parole e pretendono una vera e propria vertenza sul lavoro».

Liberazione 02/10/2010, pag 4

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