lunedì 4 ottobre 2010

Ibm insoddisfatta di Confindustria lascia l'associazione degli informatici

Repubblica — 22 settembre 2010 pagina 27 sezione: IMPRESE&MERCATI

ROMA - Ibm, il colosso multinazionale dell'informatica, se ne va dall'Assinform, l'associazione del settore aderente alla Confindustria. Una decisione clamorosa che apre una crisi di rappresentatività all'interno di una delle categorie di punta di Viale dell'Astronomia, certamente quella dove il tasso di innovazione è più marcato. Ma anche uno dei settori in costante crescita che, con quasi 400 mila addetti, è diventato il quarto comparto industriale, contribuendo per oltre il 2 per cento alla formazione del Pil nazionale. Nella lista degli iscritti ad Assinform ci sono gruppi informatici come Ericsson, Hewlett Packard, Dell, Cisco, Altcatel, Italtel. «Siamo usciti da Assinform - è la spiegazione dell'Ibm che sta in Italia dal 1927 e ha oggi settemila dipendenti - perché riteniamo che non riesca più a rappresentare con efficacia le istanze dell'information technology, settore trainante per il futuro del paese». All'associazione di categoria si rimprovera una scarsa capacità di lobbyng a sostegno di una delle industrie chiave per il recupero di competitività di tutto l'apparato produttivo italiano. Se il tasso di produttività in Italia è rimasto pressoché immobile negli ultimi anni, d'altra parte, è dovuto pure alla debole diffusione delle nuove tecnologie nelle piccole e medie aziende. Va da sé che la lunga assenza di un ministro dello Sviluppo economico rende la situazione ancora più complicata. Ibm ha però mantenuto l'iscrizione alle strutture territoriali di Confindustria. Dunque uno strappo a metà. Anche se senza la "doppia iscrizione" (quella di categoria e quella territoriale) non si può far parte degli organismi direttivi di Viale dell'Astronomia, lì dove si vota e si definisce la linea della confederazione. Nella Giunta (il "parlamentino" confindustriale) l'uomo Ibm è l'amministratore delegato Nicola Ciniero. Lo scossone è stato forte in Assinform. Anche se il presidente Paolo Angelucci minimizzae dà la colpa alla politica. Così non vuole commentare la scelta di Ibm: «Diciamo che è un momento di chiarimento. In questa fase c'è un forte malessere nei confronti della politica, di entrambi gli schieramenti, che si interessa poco di innovazione. Questa, non dimentichiamolo, è la prima crisi che colpisce anche il nostro settore». L'Ibm è un caso diverso da quello della Fiat di Marchionne che non ha ancora del tutto escluso l'uscita dalla Federmeccanica se non verranno accolte le sue richieste sul contratto. In entrambi i casi, però, sono due multinazionali che sollevano un problema di rappresentatività della Confindustria. La novità dopo, gli anni dei mal di pancia dei "piccoli", è diventata il malessere dei grandi gruppi globali. - ROBERTO MANIA

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