mercoledì 20 ottobre 2010

In Abruzzo il 90% dei pastori è macedone

Rapporto Istat: gli stranieri residenti in Italia hanno superato la quota di quattro milioni

Stefano Galieni
Nelle stalle dove si munge il latte da cui si ottiene il parmigiano Reggiano, un lavoratore su tre è indiano, in Abruzzo il 90% dei pastori è macedone. Solo alcuni dati di complemento della Coldiretti al rapporto Istat sull'immigrazione in Italia aggiornato al 1 gennaio 2010. Per costoro la presenza migrante nei loro comparti - 90 mila persone quelle regolarmente assunte - è fondamentale per mantenere in piedi l'attività.
Ma quello della Coldiretti è uno spaccato parziale, secondo l'Istat sono 4.235.059 gli immigrati presenti in Italia, circa il 7% della popolazione, con un incremento di mezzo punto percentuale rispetto all'anno precedente. L'incremento c'è - 344 mila persone rispetto al 2009 - ma minore rispetto agli anni passati, segno che anche la crisi e il caos legislativo contribuiscono a rendere meno appetibile l'Italia come paese di immigrazione.
Cresce anche la presenza di figli di migranti nati in Italia, circa 77 mila, il 13,6% del totale delle nascite registrate. I minori stranieri risultano così essere quasi 933 mila, di questi 573 mila sono nati in Italia, gli altri sono entrati in gran parte attraverso i ricongiungimenti familiari. Chi emigra nel "Belpaese" proviene per oltre il 50% dei casi dall'Europa orientale, in gran parte dai paesi neocomunitari, aumenta anche la presenza asiatica. Nonostante le residenze si concentrino nelle regioni settentrionali grazie a maggiori opportunità occupazionali, (oltre il 60%) sta aumentando la presenza regolare anche nel meridione (il 13,1%), una crescita più intensa che nel resto del Paese. I dati dell'Istat fotografano una realtà però in eterno movimento; la mobilità dei cittadini migranti, il variare delle proprie condizioni socio lavorative, la ricerca di condizioni più confacenti per il nucleo familiare, soprattutto per i minori, ha un carattere fluido e difficilmente interpretabile da una ricerca puramente quantitativa. Su questo incidono due fattori strutturali: la crisi economica e la legislazione, intimamente interconnessi. La crisi sta espellendo lavoratori dal ciclo produttivo e in prospettiva li rende irregolari e clandestini, va da se che molti nuclei familiari facciano ritorno in patria per lasciare al capofamiglia l'onere di provvedere, spesso in condizioni di lavoro nero, al sostentamento. Le leggi che permettono facilmente di passare dalla regolarità alla irregolarità, difficilmente favoriscono il percorso inverso, col risultato che a questo rapporto sfuggono forse 700 mila persone, presenti irregolarmente o in attesa di regolarizzazione, ma impiegate a tempo pieno in diversi settori dell'economia, in primis agricoltura, edilizia, commercio, lavoro di cura.
Gli invisibili perennemente esposti alle variazioni di umore di questure e prefetture, alle necessità di espulsioni di propaganda piuttosto che a mantenere basso in alcuni settori il costo del lavoro. Invisibili per cui anche il codice penale, tanto con il Testo Unico, quanto con l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, assolvono il compito di strumenti discriminatori. Basti pensare all'ultimo caso balzato agli onori della cronaca, la rivolta dei 103 rinchiusi nel centro di prima accoglienza cagliaritano nei pressi dell'aeroporto. Dopo una notte di relativa quiete si è giunti ad una ricostruzione effettiva delle dinamiche che hanno portato alla rivolta, gli 11 che erano riusciti a raggiungere le piste di volo in un disperato tentativo di fuga , sono stati processati ieri per direttissima per danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio. Rischiano condanne anche pesanti e il 16 ottobre saranno ancora in aula, ma intanto è già stato firmato per loro il decreto di espulsione.
L'accordo bilaterale con l'Algeria, firmato da un governo di centro sinistra, permette veloci procedure per il rimpatrio indipendentemente se i ragazzi saranno o meno assolti. Gli altri sono ancora trattenuti, il Prefetto continua a dichiarare idonea la struttura - in gran parte distrutta dopo la rivolta - il ministro Maroni, assicura maggiori forze per la vigilanza a Cagliari e negli altri centri, i sindacati di polizia e le associazioni di consumatori chiedono che il centro sia spostato in luogo meno pericoloso. Spostarli, come si fa con le discariche, magari in un comune disperso, non certo stabilire percorsi di inclusione e di valorizzazione delle persone per quello che sono e non per quanto producono. Questo non lo vuole dichiaratamente la Lega, ago della bilancia del governo, ma su questo poco si sofferma anche l'opposizione parlamentare, in fondo se per l'Istat gli irregolari non esistono, perché regolarizzarli?

Liberazione 13/10/2010, pag 2

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