mercoledì 24 novembre 2010

Brescia, espulsi i due "fermati" sotto la gru

I due egiziani erano presenti al presidio di solidarietà

Francesca Mantovani*
Brescia
E' stato espulso ieri pomeriggio dall'Italia Muhammad al-Haja, per tutti Mimmo, il migrante egiziano deportato lunedì scorso da Brescia nel Centro di Identificazione di via Corelli a Milano. Assieme a lui anche Muhammad Shaaban, 20enne. Lunedì, nella giornata clou della lotta sopra e sotto la gru contro la sanatoria truffa del 2009, Mimmo - il 28enne leader della combattiva comunità egiziana bresciana - era partito con una compagna italiana dell'associazione "Diritti per Tutti" alla volta di Milano. In tasca, una regolare ricevuta del Ministero dell'Interno che attestava la sua avvenuta richiesta di sanatoria. Un gesto di generosità, quel viaggio, per Mimmo, da otto anni in Italia come operaio metalmeccanico e tecnico informatico in nero: nelle convulse ore che avevano preceduto la discesa dei quattro migranti, le istituzioni italiane avevano infatti messo su un aereo diretto a Il Cairo altri nove egiziani bresciani bloccati la settimana precedente all'interno dell'oratorio di San Faustino durante il blitz diventato famoso, a livello mediatico, per lo show verbale e fisico del vicequestore Emanuele Ricifari. Per cercare di bloccare la deportazione, Mimmo si era offerto di fare il traduttore con il Consolato Egiziano e il mediatore con le istituzioni italiane. Nel viaggio fra il Consolato e la Prefettura, fatto in compagnia di due deputati dell'Italia dei Valori, Francesco Barbato e Giuliana Carlino, la polizia aveva fermato tutti e quattro per presunti "controlli". «Evidentemente - dicono gli attivisti bresciani, da ieri sera nuovamente in presidio permanente in via San Faustino - Mimmo era seguito fin dalla partenza. Il suo ruolo carismatico faceva paura a Maroni e allo stato maggiore della Lega Nord: non a caso c'è il suo volto sui manifesti diffamatori che il Carroccio bresciano sta facendo attacchinare in queste ore sui muri della città di Brescia». Che non si tratti di un'azione preordinata si fa davvero fatica a crederlo: dopo mesi di silenzi e ritardi, lo Stato ha pensato infatti bene di comunicare a Mimmo il rigetto della richiesta di sanatoria proprio quel pomeriggio, nell'ufficio Stranieri della Questura. Niente permesso per lui, troppo scomodo. E allora via, direttamente nel Centro di Identificazione di via Corelli, dove gli avvocati Pietro Massarotto del Naga e Sergio Pezzucchi di "Diritti per Tutti" lo rintracciano solo ore dopo. E' messo in isolamento, Mimmo, non può comunicare con nessuno. I legali annunciano allora un duplice ricorso straordinario: il primo al Tar contro il rigetto in sé, avvenuto solamente perché a metà del percorso di sanatoria (marzo 2010) la clandestinità venne resa reato dalla mai abbastanza stigmatizzata legge Bossi - Fini. Il secondo, invece, più generale, alla Commissione Europea per i Diritti Umani «perché - dice Umberto Gobbi, del presidio solidale di via San Faustino - la sua espulsione è avvenuta con tempi irritualmente veloci e senza i tempi materiali per dare corso ai ricorsi». Prima ancora di poter consegnare la richiesta legale, infatti, Mimmo è stato cacciato in fretta e furia su un aereo e rispedito a Il Cairo. A nulla è valsa la straordinaria mobilitazione dei compagni di Brescia, degli antirazzisti milanesi e del centro sociale Cantiere che con un preavviso di un'ora scarsa si sono precipitati prima a Malpensa per occupare gli uffici della Egypt Air e poi nel capoluogo meneghino per un presidio fuori dalla sede della compagnia aerea.
La notizia della sua espulsione è un segnale chiaro, per migranti e antirazzisti bresciani, da giorni nel mirino degli strali dei mass media locali e dei poteri forti che da sempre li governano: la campagna di stampa contro "i cattivi maestri" e le minacce contro gli immigrati più in vista nella lotta fanno parte dello stesso progetto repressivo su scala nazionale. Non a caso, il primo ad applaudire alle deportazioni è stato il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, che ha auspicato trattamenti analoghi anche per chi da giorni lotta sulla torre di via Imbonati. A stretto giro di posta è arrivata la risposta del coordinatore meneghino del Prc, Luciano Muhlbauer: «A De Corato piace giocare alla guerra, specie sulla pelle degli altri, ma qui occorre partire dalla consapevolezza che il problema sollevato dalle proteste di Brescia e Milano è reale e coinvolge migliaia di lavoratori immigrati. Non esistono soluzioni militari a un problema di equità e giustizia».
*redattrice Radio Onda d'Urto

Liberazione 19/11/2010, pag 6

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