giovedì 4 novembre 2010

Fiat, tonfo confermato Fiom: «Basta melina»

Metalmeccanici Cgil: «Confronto su strategie e investimenti». Oggi l'incontro

Fabio Sebastiani
«Sono dati gravi, preoccupanti, i peggiori della storia», Giorgio Airaudo, segretario nazionale e responsabile auto della Fiom-Cgil, non lesina certo gli aggettivi nella valuzione sulle prospettive della Fiat. Fiat Group Automobiles ad ottobre ha segnato sul mercato italiano una quota pari al 27,46%, in deciso calo rispetto al 32,56% di un anno fa e ai livelli più bassi da agosto 2005. I numeri del mercato francesce, usciti sempre ieri, non fanno che confermare il quadro: ad ottobre 2010 di fronte a un un calo del 18,7% rispetto allo stesso mese del 2009 la Fiat registra un meno 24,6% e un calo dell'8,4 nei primi dieci mesi del 2010.
Il punto, sembra di capire nel corso della conferenza stampa che la Fiom ha indetto alla vigilia dell'incontro con l'azienda e a due giorni da quello del neoministro Paolo Romani con i vertici del Lingotto, non è solo la stima di Federauto (calo delle vendite del 39,5%, rispetto al -29% dell'intero mercato dell'auto) ma tutto il resto, a partire dalla mancanza degli investimenti, dall'annullamento del programma dei cosiddetti nuovi modelli al misterioso cambiamento della causale alla richiesta di cassa integrazione per Pomigliano d'Arco. La Fiom non ci sta più al giochino della "mosca cieca". Ce ne è abbastanza per tornare a chiedere al Governo un coinvolgimento diretto e alle altre organizzazioni sindacali un giro di assemblee in tutti i siti produttivi. «I lavoratori sono maturi per decidere», sottolinea Airaudo. Se non altro per smontare una volta per tutte, i dati illusori diffusi da Marchionne sul grado di sindacalizzazione in Fiat. «L'amministratore delegato - aggiunge Airaudo - fa il furno quando parla del 12% alla Fiom. Quello è il dato degli iscritti. La rappresentanza di misura al momento del voto delle rappresentanze sindcali. E lì arriviamo al dato medio del 33%».
Quella della Fiat è una partita che la Fiom vuole giocare fino in fondo. E per questo non nasconde nemmeno gli scenari più pessimistici, come il progetto della Newco, così simile alla vicenda Alitalia. «Chiedono impegni precisi ai lavoratori - dice Airaudo - ma non si capisce quali sono i loro di impegni e, soprattutto, il volume degli investimenti dell'azionista».
Tra i capitoli neri della Fiat c'è solo l'imbarazzo della scelta. Mentre aumenta la cassa integrazione, che rischia di estendersi a tutto il 2011 nella stessa quantità di oggi l'azienda dismette alcuni modelli (Multipla e Croma) e non dà segnali di voler implementare quelli programmati sulla carta. Il giallo della cassa integrazione in deroga (di otto mesi) a Pomigliano non fa che aggravare il quadro generale. Mentre la Fismic dice che è l'unico strumento possibile in questa fase, la Fiom chiede di chiarire perchè è stata messa al posto della cassa integrazione straordinaria, prevista dall'intesa per due anni dall'avvio degli investimenti. «Cosa è successo? Il cambio di causale non è irrilevante visto che la cassa in deroga è assunta senza che contestualmente ci siano impegni occupazionali», denuncia Airaudo. La scelta di optare per la cassa in deroga, d'altra parte, allarma il sindacato anche perchè, dice ancora Airaudo, «è uno strumento eccezionale impiegato in situazioni davvero gravi, come quelle denunciate da Bertone o da Pinfinfarina». Senza contare che Fiat sconfessa l'accordo appena firmato nel luglio scorso con Fim e Uilm, che ieri hanno chiesto un confronto solo su Mirafiori «per fare il punto». I responsabili torinesi di Fim, Uilm e Fismic, Claudio Chiarle, Maurizio Peverati e Vincenzo Aragona, hanno detto che «per Mirafiori è arrivato il tempo di agire. Basta tergiversare, occorre definire regole chiare che diano un segnale di stabilità a tutto il territorio». «Sullo stabilimento torinese - ha osservato Peverati - c'è un silenzio preoccupante. Bisogna aprire un confronto per capire quali sono le intenzioni dell'azienda avendo bene presente che qualsiasi accordo non può essere una fotocopia di quello di Pomigliano». Sulla Fiat è intervenuto anche Guglelmo Epifani, segretario uscente della Cgil. «Puoi anche lavorare 365 giorni l'anno e 24 ore al giorno, ma se fai auto che poi non si vendono la produttività sempre zero resta», ha detto. Su Marchionne, Epifani ha aggiunto che «è stato abile a rovesciare l'attenzione spostandola dalla qualità dei prodotti alle modalità con cui si lavora» negli stabilimenti italiani.

Liberazione 03/11/2010, pag 4

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