giovedì 18 novembre 2010

Milano, sotto la torre dei migranti le "brigate della solidarietà attiva"

Presidio permanente in Via Imbonati: viveri e sostegno alla lotta

Stefano Galieni
«Dobbiamo essere capaci di ridislocarci laddove è necessario, rimanere a disposizione delle realtà in lotta con la pratica attiva, non intervenendo in maniera sporadica. E' anche questo che caratterizza la diversità della nostra presenza». Francesco Piobbichi, è arrivato a Milano sotto la torre ex Carlo Erba di Via Imbonati, dove prosegue la protesta dei lavoratori immigrati. Ci è arrivato con un gruppo delle "Brigate della solidarietà attiva" quelli e quelle che dal terremoto dell'Aquila alle tante vertenze di fabbrica, dal lavoro estivo con i lavoratori in agricoltura di Nardò, all'intervento con le popolazioni sotto alluvione nel vicentino, stanno sperimentando una declinazione dell'intervento sociale e della militanza adatto ai tempi della crisi.
Interventi sempre dalla netta caratterizzazione politica e in cui prevale la volontà di determinare elementi di partecipazione attiva, quelli necessari per recuperare il gap fra la percezione della politica, la sua utilità reale e le condizioni di vita delle persone. A Milano hanno trovato una realtà auto organizzata dei lavoratori immigrati e si sono messi a disposizione sapendo che c'è bisogno di un cordone democratico composto anche da cittadini italiani per supportare una lotta che si preannuncia lunga, dura e difficile, dopo quanto accaduto a Brescia. «Il vice sindaco De Corato - prosegue Piobbichi - sta aumentando il livello della pressione sui lavoratori migranti per portare tutta la questione attorno al binomio legalità/illegalità. Occorre una risposta diretta, per questo facciamo appello a tutti per rafforzare il presidio e non lasciare chi lotta da solo. Dobbiamo avere funzione di garanzia in questo contesto che rappresenta uno dei massimi punti di resistenza in Italia, restare a dormire qui, cucinare per chi è sulla torre e per chi partecipa al presidio, tenere alto un livello di comunicazione con l'esterno sapendo che bisogna veicolare un messaggio semplice a chi ancora non capisce. Se c'è questa situazione è perché con la Bossi Fini si rende reato l'essere disoccupato». Secondo i ragazzi della brigata si tratta di ricostruire un sistema di militanza forte, in cui prevale l'elemento reticolare, in cui si rispetti l'autonomia e il protagonismo di chi lotta ma contemporaneamente si resti parte in causa:«Essere solidali non può limitarsi a cliccare "mi piace" su face book- prosegue Piobbichi - ma confrontarsi direttamente con questa capacità enorme di auto organizzazione e di radicalità, riuscire a connettere questa torre con quello che è avvenuto a Pomigliano. La Bossi Fini è una legge sul lavoro, le politiche governative hanno fallito nella gestione delle questioni connesse al lavoro migrante e anche alla Lega Nord conviene mantenere questa condizione di subalternità di chi non è in regola con i documenti per abbassare il costo del lavoro e ricattare le persone».
I ragazzi resteranno sotto il presidio tentando di mantenere questo filo diretto e di rompere la condizione di invisibilità in cui si vorrebbero confinare certi conflitti, partendo da un presupposto: è tempo di giungere ad uno sciopero generale in cui le questioni del lavoro migrante abbiano il peso che necessitano, è tempo che si giunga anche ad una iniziativa nazionale di tutte quelle realtà migranti e antirazziste che stanno agendo nelle varie città. Ma questa è una decisione che spetta a chi è impegnato in prima persona, per questo ci sarà a Firenze, domenica 28 novembre una assemblea nazionale antirazzista.

Liberazione 17/11/2010, pag 4

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