mercoledì 10 novembre 2010

Brescia, resistono "quelli della gru"

Brescia, sabato nuova manifestazione per i diritti
L'ultimatum non piega "quelli della gru"

Francesca Mantovani*
Brescia
Quinto giorno sulla gru, a 35 metri di altezza, per gli immigrati che a Brescia stanno lottando per il permesso di soggiorno e contro la sanatoria truffa del 2009. Nel cantiere del metrobus di piazzale Cesare Battisti, presidiato giorno e notte da un folto gruppo di solidali e antirazzisti, italiani e non, i sei dimostranti non vogliono desistere.
«Non scendiamo, non abbiamo paura. Non abbiamo nulla da perdere» ripete in collegamento telefonico con Radio Onda d'Urto Arun, giovane pakistano divenuto un po' il portavoce del gruppo.
La situazione, intanto, nella piccola cabina che offre un po' di riparo dagli agenti atmosferici è relativamente stabile: un paio di immigrati hanno la febbre, ma la visita effettuata martedì pomeriggio dal medico Ettore Brunelli (ex assessore comunale dei Verdi) ha escluso per ora complicazioni più gravi. A dare una mano ai sei, da ieri pomeriggio, c'è anche il meteo, migliorato dopo le piogge incessanti e il freddo pungente dei giorni scorsi. Nessuno spiraglio di sole, invece, per quanto riguarda la trattativa. Dopo una giornata, quella di martedì, di tira e molla, i sei immigrati (un marocchino, due pakistani, un egiziano, un indiano e un senegalese) non hanno accolto il diktat arrivato dal Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico. Le autorità hanno chiesto ai manifestanti di scendere; in cambio sarebbe stato concesso loro un nuovo presidio di sole due settimane, in un luogo tutto ancora da definire. Offerto inoltre un tavolo di lavoro, anch'esso dai contorni non definiti, coordinato dalla Prefettura, per affrontare il problema della regolarizzazione. Fin qui, la magra carota. Ben più sostanziosa, purtroppo, la dose del bastone: sulla gru è arrivato infatti anche una sorta di ultimatum, che fissava alle 8 di ieri mattina il termine massimo per scendere. Il sindaco di Brescia, l'onorevole del PdL Adriano Paroli, si era addirittura spinto oltre parlando di «una proposta da valutare non nell'arco di giorni, ma di ore». Altrimenti - sosteneva il primo cittadino - la parola sarebbe passata alla forze dell'ordine. I solidali e gli antirazzisti dell'associazione "Diritti per Tutti", che sostengono la lotta fin dall'inizio, hanno giustamente lasciato l'ultima parola ai sei sulla gru. «Senza diritti, noi non scendiamo - è stata la risposta. E se salgono per venirci a prendere, ci buttiamo di sotto». Alla fine, l'ultimatum è trascorso senza novità di rilievo.
Sulla gru, i sei alternano momenti di riposo a piccoli interventi al megafono, per far sentire la propria voce al resto della città. 35 metri più in basso, invece, il presidio registra un andirivieni continuo di persone, migranti e italiani, che restituiscono un'immagine ben diversa da quella che la Loggia vorrebbe far passare, ossia di una città interessata più allo shopping giornaliero che ai diritti delle persone. «L'impressione - dice Fiorenzo Bertocchi, segretario bresciano del Prc - è che la città stia capendo la lotta. La situazione è invece sfuggita dalle mani di chi amministra la città e il paese. La Loggia, in particolare, non ha la capacità di offrire soluzioni che rispettino la dignità di chi deve fare gesti estremi per ottenere semplicemente il rispetto dei propri diritti. Lega Nord e PdL scontano in questo caso anche un problema culturale: la loro elaborazione politica non parte dal diritto, ma da una generica idea di sopraffazione. Per questo alternano sterili promesse senza sostanza alle minacce vere e proprie».
La vicenda dei migranti in lotta sulla gru viene letta da Bertocchi anche come un'importante cartina tornasole dei rapporti di potere che si sono sviluppati nella Leonessa d'Italia, nonostante la crisi ancora oggi una delle motrici economiche e finanziarie del paese: «Come Rifondazione attribuiamo le responsabilità di quest'approccio del Comune di Brescia al vicesindaco leghista, Fabio Rolfi. Dobbiamo però evidenziare che mai come oggi l'impostazione pseudo-legalitaria non è appannaggio solo della maggioranza. L'idea che prima dei diritti, in ogni caso, ci sia il feticcio del rispetto delle leggi è stata fatta propria anche da ampi settori del centrosinistra. Noi, per dirla con don Milani, continuiamo invece a pensare che l'obbedienza non sia più una virtù. Per questo, come Rifondazione, eravamo in piazza sabato scorso, e a differenza di altri il fatto che la manifestazione annunciata da settimane sia stata poi non autorizzata non ci ha fatto esitare un minuto». Sabato prossimo, 6 di novembre, c'è un nuovo appuntamento in piazza Loggia alle 15. A indirlo le realtà antirazziste e dei migranti che da settimane animano la lotta per il permesso e i diritti, prima al presidio permanente di via Lupi di Toscana e ora sotto la gru di piazza Cesare Battisti. «Anche in questo caso - dice Bertocchi - noi ci saremo, sia come Prc provinciale che regionale».
*redattrice di Radio Onda d'Urto

Liberazione 04/11/2010, pag 1 e 7

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