giovedì 4 novembre 2010

Un'altra notte sulla gru contro la sanatoria-truffa

Clandestini "per legge": da sabato cinque lavoratori immigrati sfidano il gelo a 35 metri d'altezza

Stefano Galieni
Fa freddo e piove a Brescia. L'inverno qui arriva duro che ti resta nelle ossa ma i cinque che sono rimasti sulla gru dei cantieri della metro, in piazza Cesare Battisti, a 35 metri di altezza, sembrano voler resistere ad oltranza. Sono lavoratori immigrati fregati dalle regole di una sanatoria per cui prima hanno versato soldi e poi sono stati respinti, costretti alla clandestinità anche se lavorano. Nel bresciano sono molte le domande bloccate da una interpretazione restrittiva della norma: 1.700 le persone che rischiano di essere espulse.
Da un mese manifestano sotto la prefettura con un presidio, una loro delegazione è venuta anche a Roma, il 15 ottobre, prima della manifestazione della Fiom. Insieme a rappresentanti di realtà di altre città d'Italia avevano avuto un incontro con il vice responsabile del dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell'interno. Al centro della discussione soprattutto il punto relativo alla sanatoria, tante domande vengono respinte perché i datori di lavoro non si presentano alla firma del contratto o non raggiungono il reddito dei 20 mila euro annui lordi necessari a presentare la domanda; in altri casi per provvedimenti di espulsione, non relativi a reati, emanati anni e anni fa. Insomma un terzo delle circa 300 mila domande presentate per regolarizzare "colf e badanti" sono bloccate. Per molti quella sanatoria era l'unica possibile, hanno pagato anche cifre enormi per accedere alla domanda e ora si ritrovano respinti.
Brescia ha reagito con energia come ha fatto già 10 anni fa, con manifestazioni e tentativi di aprire un tavolo di discussione con la prefettura. Stavolta hanno trovato solo porte sbarrate e istituzioni capaci di mostrare il volto repressivo. Per sabato avevano indetto una manifestazione vietata per la concomitanza con un raduno alpino, avevano proposto un percorso periferico, indetto ugualmente una manifestazione e sono stati caricati e percossi. Con loro quelli che da sempre solidarizzano con le lotte dei lavoratori migranti, la rete Diritti per tutti, forze politiche come il Prc, Sel, S.C. e la Cgil.
Le istituzioni stanno cercando di far alzare la tensione nella città; incomprensibile altrimenti la violenza di sabato. Ma salire sulla gru ha permesso a questa vicenda di uscire dalle dinamiche cittadine e di imporsi a livello nazionale: «Sabato - racconta Felice Mometti, di Diritti per tutti - abbiamo presentato alla prefettura le nostre richieste: incontro con il ministero dell'interno, recepimento dei ricorsi per la pratiche rigettate, emersione dal lavoro nero per chi denuncia i datori di lavoro, ripristino del presidio che è stato demolito. Ci hanno risposto con la disponibilità ad aprire un tavolo solo se i ragazzi scendevano dalla gru. Chiaramente abbiamo rifiutato, sarebbe stata una fatica inutile».
Quindi un'altra notte all'addiaccio. Coperte, cibo e vestiti vengono portati su e c'è una comunicazione costante, anche se le forze dell'ordine tentano ogni tanto di rallentare le operazioni. Le istituzioni sembrano unite nel voler stimolare il razzismo cittadino. Il vicesindaco, ennesimo sceriffo leghista, ha proposto di andare a prendere sia chi è sulla gru sia chi manifesta sotto, portare tutti nei Cie e poi espellerli. In sintonia con quanto affermano i provocatori di Forza Nuova che per sabato 13 hanno indetto una manifestazione nazionale contro prostituzione e immigrazione, proprio a Brescia. «Intanto si cercano strade per trattare - racconta Fiorenzo Bertocchi, segretario bresciano del Prc - La curia è preoccupata per le reazioni della città ma comprende le motivazioni dei lavoratori; la Cisl è cauta; la Cgil chiede che il tavolo si riapra. Una strada è quella di ricominciare a discutere senza imporre ai ragazzi di scendere e riaprendo il presidio».
Le forze politiche e sindacali stanno prendendo posizione; per il Prc il segretario nazionale Ferrero ha rilasciato un comunicato in cui afferma: «Hanno scelto una forma estrema di protesta, per chiedere l'attenzione dei media e delle autorità. Berlusconi telefoni in questura anche per loro, che hanno tutto il diritto di ottenere il permesso di soggiorno».

Liberazione 02/11/2010, pag 6

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