giovedì 18 novembre 2010

Patto sociale, la Fiom senza peli sulla lingua

L'offensiva a trecentosessanta gradi delle tute blu della Cgil

Fabio Sebastiani
«Grave e inaccettabile perché profila una cancellazione dei diritti dei lavoratori». Bolla così, il leader della Fiom, Maurizio Landini, la proposta di Maurizio Sacconi per un tavolo sullo "Statuto dei lavori". Vista dalla sede della "Flm" (Fim, Fiom e Uilm) di corso Trieste a Roma, dove la Fiom ieri ha convocato una conferenza stampa per illustrare il documento conclusivo dell'infuocato Comitato centrale di luned' sera, l'uscita del ministro del Lavoro è solo l'ultima istantanea di un percorso verso il nuovo patto sociale. Patto sociale che i metalmeccanici della Cgil rispediscono al mittente già nel "metodo", visto che, almeno in Cgil, nessuno ha dato il mandato a nessuno per trattare. Un punto già sollevato da Gianni Rinaldini al Comitato direttivo della Cgil, che non ha appassionato più di tanto l'uditorio. Il merito è ancora da decidere, ovviamente. Ma Landini e i suoi hanno accumulato già abbastanza esperienza dal 2000 ad oggi a suon di accordi separati. Sergio Marchionne, poi, ha finito col metterci del suo con la vicenda di Pomigliano. Ora scenario è più chiaro: attacco ai diritti, svuotamento del contratto nazionale, e derogabilità delle norme. La Fiom, forte della grande manifestazione del 16 ottobre, «che indica l'esistenza di un vasto dissenso sociale alle politiche del Governo e della Confindustria», prova ad andare dritta per la sua strada. Una strada che incrocia sicuramente il 27 novembre della Cgil, ne rafforza l'azione (sciopero di due ore contro il Collegato lavoro), ma traguarda anche altre scadenze, a partire dall'assemblea nazionale dei delegati e delle delegate in programma per il 3 e 4 febbraio. Senza tralasciare anche di convocare entro gennaio 2011 un'assemblea delle delegate e dei delegati migranti «per una discussione complessiva su come far vivere tale tema nella discussione e nella pratica della Fiom».
Un rilancio a trecentosessanta gradi, quindi, di quella che ormai può essere chiamata la sua "piattaforma sociale". Da una parte, infatti, c'è l'esigenza di riconquistare il contratto nazionale scippato dalla Federmeccanica; dall'altra, la valorizzazione di tutti quei soggetti, a partire dai migranti e dai precari, che in questa fase stanno realmente pagando i "costi della crisi". Intanto, la Fiom il 17 novembre sarà con gli studenti, il giorno dopo nella mobilitazione dei migranti promossa dalla Cgil e, infine, il 4 dicembre con i movimenti dell'acqua. «La riunificazione del mondo del lavoro pone la necessità di assumere - si legge nel documento conclusivo approvato dal Comitato centrale - quale evoluzione dell'attuale sistema di relazioni sindacali la realizzazione del Contratto dell'industria».
Parallelamente, parte la campagna "Io sto con la Fiom", ovvero una vera e propria azione straordinaria di sindacalizzazione il cui obiettivo è non solo quello di raccogliere altri iscritti e di rinnovare le deleghe ma di presentare una immagine diversa del sindacato stesso.
L'opposizione interna è scatenata. A Fausto Durante non va giù l'invito rivolto alla Cgil a disertare il tavolo sul patto sociale. «È sbagliato chiedere alla Cgil di sospendere il negoziato con Confindustria perchè con una maggioranza politica allo sbando e con segnali di ripensamento su scelte del passato che arrivano da Confindustria, ma anche da Cisl e Uil sarebbe irresponsabile non cercare tutti i possibili punti di contratto e convergenza che servono per migliorare la situazione economica». L'accusa di Durante va oltre e investe la "gestione interna",«perchè c'è un'evidente volontà di non affrontare i nodi politici in discussione, di non riconoscere il Comitato Centrale come luogo di confronto e di voler archiviare in modo frettoloso e sbrigativo un punto su cui c'era dissenso».
Un attacco esplicito al sindacato di Maurizio Landini è arrivato ieri anche dalla neosegretaria della Cgil Susanna Camusso. «Credo che la Fiom sottovaluti una contingenza nella quale si sono aperte delle possibilità di discussione con il sistema delle imprese» ha detto a margine di un'assemblea dei delegati Cgil a Bologna. «Le imprese - ha spiegato - avevano immaginato che il Governo avrebbe dato loro le risposte necessarie, man mano si sono disamorate di un'assenza di risposte». Camusso, dopo aver ricordato che sono già stati raggiunti accordi su ammortizzatori sociali, innovazione e ricerca, Mezzogiorno e semplificazione, ha detto che restano aperti i tre su fisco, federalismo e produttività, e ha invitato a riconoscere «i risultati che vengono dall'aver chiesto tenacemente in questi due anni che ci dessero delle risposte». Ovviamente, ha spiegato, ci sono cose «che il sistema delle imprese sostiene e che noi non condividiamo e su questo non ci sarà accordo», ma «non si può pensare che siccome abbiamo avuto e abbiamo delle rotture, le rotture rimarranno sempre l'unico punto di riferimento».

Liberazione 10/11/2010, pag 5

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