In attesa di una legge che punisca duramente i datori di lavoro che sfruttano la manodopera degli stranieri senza documenti, ecco una sentenza della Cassazione che farà tremare i polsi agli imprenditori disonesti: dovranno pagare ugualmente i contributi all'Inps dei lavoratori in nero e senza permesso di soggiorno. E questo non per giustizia nei confronti degli immigrati, bensì per non danneggiare quei datori di lavoro che invece assumono regolarmente.
La sentenza nasce dal caso di un imprenditore romano, Giovanni R., che ora dovrà versare 88mila euro all'istituto di previdenza sociale.
In origine l'uomo aveva patteggiato la condanna ma non gli era stato richiesto di pagare i contributi perché i lavoratori erano tenuti in nero e dunque mancavano di contratto. La Cassazione ha invece ribaltato il punto di vista, asserendo che «l'illegittimità» del rapporto di lavoro «non esclude l'obbligazione retributiva e contributiva a carico del datore di lavoro». A questo punto scompare il vantaggio di impiegare stranieri in nero, e diventa invece vantaggioso assumerli e dunque regolarizzarli.
Liberazione 12/11/2010, pag 6
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