giovedì 4 agosto 2011

Bossi vuole lo scalpo dei migranti, loro rilanciano la lotta. Ovunque

Il nuovo decreto di Maroni Espulsioni coatte e 18 mesi nei Cie

Francesca Mantovani*
Dalla gru in centro storico a Brescia, occupata per 17 giorni, a novembre, Haroon e Jimi sono scesi ormai da diversi mesi. La loro mobilitazione, come quella di altre migliaia di lavoratori e lavoratrici migranti truffati dalla cosiddetta "sanatoria colf e badanti 2009", invece, non si è mai fermata. Ogni giorno, con più rabbia e determinazione di prima. La loro lotta sembrava aver trovato uno sbocco positivo il 10 maggio scorso, quando il Consiglio di Stato aveva sconfessato il Governo. Per i giudici, la condanna per il cosiddetto reato di clandestinità non poteva impedire ai migranti che avevano presentato domanda di regolarizzazione di ottenere il permesso, come invece affermava la famigerata circolare Manganelli del marzo 2010. Tutto a posto, quindi? No. Il Ministero degli Interni non aveva infatti inviato la circolare interpretativa alle Questure. C'era voluta l'occupazione per quattro giorni del sagrato del Duomo di Brescia per ottenere, a fine maggio, il via libera del Viminale. Ritirato, però, in poche ore: la circolare era stata rimangiata da Maroni, «in attesa di nuove disposizioni». Due settimane dopo, i migranti attendono ancora che lo Stato riconosca i propri errori. Lo stesso Maroni, ieri pomeriggio, ha invece trovato il tempo di presentare in Consiglio dei Ministri un nuovo decreto legge che cerca di reintrodurre in grande stile le espulsioni coatte, triplicando nel contempo la durata delle reclusioni nei Cie: dagli attuali 6 a 18 mesi. Quella che Ferrero chiama la vendetta della Lega contro i migranti: Maroni «nel tentativo di arginare la contestazione della base leghista e di ritrovare il consenso perduto, recupera la vecchia ricetta del capro espiatorio» commenta il segretario del Prc.
Contro l'atteggiamento del Viminale, da un paio di giorni, Haroon e Jimi hanno deciso di attuare una nuova forma di protesta: sciopero della fame e della sete, mentre altre decine di migranti e di antirazzisti bresciani hanno iniziato un presidio permanente 24 ore su 24 in piazza Rovetta, a due passi dalla sede del Comune, che ieri ha autorizzato la presenza in piazza fino al 25 giugno. In calendario ora ci sono incontri, dibattiti, e molto altro ancora. La fiducia non manca, anche se «ogni volta sembra di tornare al punto di partenza», mormora un migrante sotto la canicola del presidio.
In realtà, la mobilitazione è oggi decisamente più forte di un anno fa. Presidi, cortei e lotte si segnalano nelle ultime settimane in una mezza dozzina di città italiane. A Padova, mercoledì i migranti si sono accampati insieme alle Brigate di solidarietà attiva ed alla Rete per l'accoglienza degna sotto la Prefettura. Da lì è poi partito un corteo per le vie cittadine con la promessa di un appuntamento con il vescovo. Ieri pomeriggio, invece, cinque migranti patavini sono saliti su una gru, sempre di fronte alla Prefettura, «per chiedere risposte immediate». A Verona, da nove giorni gli immigrati truffati stazionano ininterrottamente davanti alla chiesa di San Niccolò. A Milano, dopo un presidio mercoledì in piazza Oberdan gli immigrati autorganizzati hanno strappato per questa mattina, venerdì, un incontro in Prefettura. Nel pomeriggio ci sarà un nuovo appuntamento di piazza, a San Babila, mentre nel week end i migranti andranno a chiedere spiegazioni in piazza XXIV maggio, davanti a una sezione della Lega Nord. Infine Massa Carrara, dove ormai da 47 giorni va avanti la mobilitazione iniziata con l'occupazione del Duomo cittadino e proseguita con una presenza costante in piazza. Mercoledì sera un'affollata assemblea cittadina, aperta alle forze politiche e sociali della città, ha aderito al corteo organizzato per questa mattina nella vicina città di La Spezia, sempre sugli stessi temi. Nonostante Maroni, nonostante Pontida, i migranti quindi si organizzano, e puntano a resistere un minuto in più dell'Esecutivo. «Siamo ancora tutti sulla gru - sintetizzano dal presidio di Brescia, quello al momento più affollato -. Siamo tutti clandestini. E siamo stanchi di esserlo. Pretendiamo di poter tornare a tenere i piedi ben saldi sulla terra che ci appartiene».
*Redattrice di Radio Onda d'Urto


Liberazione 17/06/2011, pag 7

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