giovedì 4 agosto 2011

Fincantieri ritira i tagli Ora la parola alle regioni

Dal governo nulla sul piano industriale. Si tornerà a discutere a Roma

Fabio Sebastiani
La Fincantieri ritira il piano "lacrime e sangue" lasciando che siano i tavoli regionali a proseguire il confronto. Poi, alla fine del giro, si tornerà a discutere con il Governo. Il risultato politico della mobilitazione di Fiom, Fim e Uilm, c'è tutto. E di fronte a Fabrizio Cicchitto, che "pretende" spiegazioni dall'Ad Giuseppe Bono, i lavoratori sbandierano l'azzeramento dei tagli di 2.500 posti di lavoro.
Il tentativo dell'esecutivo è chiaro: "delegare" alle amminsitrazioni locali la formulazione e l'applicazione degli accordi di programma. Politica industriale? Per ora non se ne parla proprio. La confusione del dopo elezioni nell'esecutivo ha avuto un certo peso. Così come la mancanza di una direzione chiara e l'applicazione della solita ricetta del "lasciar fare".
Eloquenti, a questo proposito, le parole dell'amminsitratore delegato Giuseppe Bono.
«Io sono una persona che si assume le sue responsabilità - ha detto -, ma con gli attacchi subiti da tutte le parti, da destra e sinistra, anche la mia forza viene meno. Ritiro il piano e spero che così si possano stemperare le tensioni sociali ed esorcizzare la crisi mondiale». «Auspichiamo - conclude sarcasticamente l'ad di Fincantieri - che da domani possano arrivare navi in quantità». «Il governo ha preso atto e apprezzato la decisione» di Fincantieri, ha commentato il ministro Paolo Romani, annunciando che già dalla prossima settimana partiranno specifici tavoli di confronto con le Regioni interessate (Liguria e Campania) per la definizione di adeguate soluzioni industriali. È stato inoltre deciso che presso il ministero del Lavoro apre un tavolo per la definizione delle necessarie proroghe degli ammortizzatori sociali, cantiere per cantiere. Romani ha infine ricordato la collaborazione dell'Ue per il rilancio del settore. Ma per il momento non c'è nulla di significativo.
Siamo lontani da quel rilancio del comparto che avrebbe bisogno di risorse infrastrutturali e investimenti. Per Pietrangelo Pettenò, della Federazione della sinistra del Veneto, il rilancio della cantieristica potrà venire solo investendo sulle cosiddette «autostrade del mare». «L'Italia ha due naturali «autostrade del mare», il Tirreno e l'Adriatico - spiega - che potrebbero risolvere tanti problemi che affligono il nostro Paese come il traffico e l'inquinamento. Auspichiamo che il Presidente Zaia e la Giunta smettano di occuparsi solo di strade, cemento e asfalto e rilancino i progetti di «autostrade del mare», sinora rimaste confinate nei cassetti della Regione e nei «libri dei sogni».
Cautamente soddisfatti i sindacati. «Ora bisogna lavorare per dare una prospettiva vera a quello che è stato concordato», chiede il leader della Fiom Maurizio Landini. Il ritiro del piano deciso oggi è «un atto importante, ma il problema adesso è di non abbassare l'attenzione», aggiunge Rocco Palombella (Uilm). La Cisl parla di «passo avanti importante», ma è sempre pronta, ad avanzare lo scambio tra occupazione e diritti, così come è avvenuto per la Fiat. Per l'Ugl da qui si deve «partire per parlare del futuro del Gruppo e della navalmeccanica». Soddisfatti anche i Governatori della Liguria Burlando e della Campania Caldoro.
Per il segretario del Prc Paolo Ferrero, il ritiro del Piano di ristrutturazione di Fincantieri «è un primo passo nella risoluzione della crisi della cantieristica italiana». «È una sconfitta per gli uomini di Confindustria e delle ricette iper-liberiste a base di casse integrazioni, tagli al personale e dismissioni degli impianti - aggiunge -. Adesso - conclude - è necessario che tutti gli attori istituzionali, governo compreso, redigano ad un piano industriale credibile per il rilancio dell'intero settore industriale».


Liberazione 04/06/2011, pag 2

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