giovedì 4 agosto 2011

Uscire dalla crisi, cooperare!

Gianni Tasselli
Lotta per il lavoro: uscire dalla crisi, cooperare! E' quello che hanno pensato alcuni operai toscani che in questi mesi hanno investito le loro liquidazioni per rilevare le attività della propria fabbrica, produttiva seppure a rischio chiusura a causa di una borghesia senza prospettive, impotente e tesa esclusivamente al proprio interesse privato.
Solo i lavoratori, d'altronde, possono intuire le possibilità di mantenere un mestiere di qualità, competitivo sul mercato per prodotti o servizi, stimato dai clienti storici e lottare quindi contro l'assurdità di vederlo espatriare. Nessuna cooperativa delocalizza l'attività perché sia i soci sia i consumatori hanno bisogno del lavoro e dei servizi sul territorio.
Ricostruirsi una prospettiva di vita e di lavoro è il primo e il più alto momento della lotta, i toscani sono già a buon punto dell'impresa. Superare l'attuale crisi economica, imparando a distinguere alternative alle fallimentari esperienze fin qui vissute, è un'impresa sulla quale val la pena di scommettere tutte le energie, di credere come volano per il futuro.
Nell'immaginario collettivo oggi l'azienda non è più la fonte sicura di lavoro e sempre più spesso non vi corrisponde stabilità economica. Ormai "l'impresa" è nuda (e anche la Confindustria è nuda), non ha più alcuna credibilità sociale. La crisi mondiale impone la ricerca di nuove soluzioni per l'occupazione.
Da qualche mese una pagina internet del gruppo cooperatori Prc-Se è diventata un mezzo utile a tante persone per chiedere informazioni rivolte a costituire una cooperativa. Tanti i contatti, molteplici le situazioni, luoghi quanto mai diversi (dalla Lombardia alla Calabria, passando per Lazio ma anche Veneto), unico l'obiettivo di una cinquantina di persone circa: scoprire uno strumento che consenta loro la responsabilità lavorativa, per essere artefici e gestori esclusivi della propria vita e del proprio lavoro ritornati così complementari. Dalla fabbrica di biscotti alla cooperativa di fotografi, dai servizi di manutenzione a quelli turistici e di spettacolo è incredibile la varietà di idee e di possibili progetti che la gente immagina di organizzare, nonostante l'assenza di un qualsiasi supporto concreto e accessibile per realizzarli.
Il sindacato ha dimenticato il metodo o forse lo spirito con il quale aveva dato vita alle prime cooperative di lavoratori. Le strutture associative come Legacoop e Confcooperative spesso non riescono ad essere sufficientemente vicine alla gente e a sostenere una rete di comunicazione così capillare. Tuttavia queste centrali possono orientare con consulenze e aiutare con convenzioni, prestando notai, commercialisti specializzati e sfoltendo le incombenze d'inizio attività. Anche il fondo mutualistico nazionale CoopFond favorisce la nascita e la crescita delle iniziative cooperative con prestiti agevolati e consulenze: riconosciuto il risultato ottenuto con le cooperative di Libera, sorte dai beni confiscati alle mafie.
Agevolazioni e indicazioni tecniche sulla pagina internet del Prc-Se per avere alcune fondamentali certezze di partenza: per costituire una cooperativa è indispensabile che i soci siano almeno 3 persone fisiche, che il capitale sociale di una cooperativa sia definito in considerazione del progetto e delle sue finalità considerati i limiti di legge che vanno da un minimo di 25 euro a un massimo di circa 75mila per socio, che ci sia piena consapevolezza delle responsabilità specifiche degli Amministratori legate alla gestione dell'impresa nonostante il capitale sottoscritto sia l'unico di cui rispondono i soci (a differenza delle società di persone in cui la responsabilità è illimitata).
Vorrei tuttavia ricordare che lo spirito della cooperativa è esaustivamente espresso dalla Costituzione italiana che all'art. 45 recita: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata...».
La cooperativa è una forma d'impresa ottimale per i gruppi di persone che si uniscono con finalità che non prevedono unicamente la suddivisione degli utili come nelle società, ma piuttosto puntano al consolidamento dell'attività di lavoro. Aprire una cooperativa significa dare vita ad un'attività economica o imprenditoriale, qualsiasi sia il settore, con uno scopo mutualistico e di fatto la sua forma giuridica garantisce ai soci sicurezza e vantaggi ma, al tempo stesso, imprime all'impresa principi di solidarietà socialmente utili alla comunità presente e, a venire, quindi ai giovani. Fondamentale il rispetto dei contratti collettivi di lavoro e la libera scelta di partecipare dei soci, senza costrizione di sorta: il venir meno di questi principi è indice di cooperative spurie, cooperative evidentemente finte e utili solo a mascherare l'intermediazione di manodopera.
Dalla percezione confusa delle cooperative purtroppo nascono i giudizi errati di molti compagni: se le cooperative spurie vanno sciolte o, nell'interesse dei lavoratori, ricondotte ai principi sopra citati, il senso critico non può essere generalizzato. Il qualunquismo, che fa di tutte le erbe un fascio, non è degno dei comunisti che, come i lavoratori toscani, dovrebbero intuire le possibilità della cooperazione, prima fra tutte la capacità per lavoratori e consumatori di gestirsi un fare alternativo, liberati dal vecchio sistema di sfruttatori e di capitalisti. Un altro lavoro è possibile!


Liberazione 02/06/2011, pag 12

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