giovedì 4 agosto 2011

Sacconi distingue tra lavoratori di serie A e di serie B. Contratti, in arrivo una legge reazionaria

«Un lavoratore iscritto al sindacato e uno che non è iscritto non sono uguali». Di chi sono queste parole? Di un ministro della Repubblica, che risponde al nome di Maurizio Sacconi. L'illuminato ex-socialista non discute di tessere ma di legge sulla rappresentanza. Il suo obiettivo è chiaro: bypassare il referendum sui contratti. E così dopo la "fascistissima" legge a suggello dei contratti aziendali che ne garantirebbe, come la chiama lui, la cosiddetta "sovraordinazione" ecco arrivare un'altra chicca: la distinzione tra lavoratori iscritti e non iscritti. «Hanno lo stesso diritto a relazionarsi con la controparte le organizzazioni che firmano e quelle che non firmano un accordo?», aggiunge Sacconi intervenendo alla Festa Nazionale della Cisl a Levico Terme in provincia di Trento. Evidetemente sta preparando una legge basata sul principio del "potere del ceto sindacale". «Il metodo associativo è superiore al metodo elettivo - aggiunge - veniamo da una cultura comunitaria, c'è prima la società e poi lo Stato», ha concluso il ministro strappando l'applauso della platea. Intanto, Emma Marcegaglia, sempre più stretta tra Fiat e Confindustria, cerca di salavarsi in corner: «Una legge solo nel caso in cui non si riesca a fare un accordo interconfederale con tutte le parti», così risponde all'ipotesi avanzata dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, su un eventuale intervento legislativo in caso non si raggiunga un accordo tra le parti sull'esigibilità dei contratti.


Liberazione 12/06/2011, pag 5

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