giovedì 4 agosto 2011

Il gioco del "torello"

Corrado Nannarone
Nella provincia dell'Aquila, a seguito della chiusura o la delocalizzazione di siti importanti come Finmek, Lastra, Campari, Sitindustrie, Coca Cola, e la conseguente perdita di oltre mille posti di lavoro in tre anni, il territorio è ridotto allo stremo. La Magneti Marelli, gruppo Fiat, è diventata sempre più consapevole del fatto che può fare il bello e il cattivo tempo.
In questo sito, fino a qualche mese fa, si poteva andare in bagno solo se la loro richiesta scritta veniva autorizzata dal capo Ute. Oggi, grazie alla Fiom, siamo riusciti a cancellare definitivamente questa prassi assurda e umiliante che la dice lunga sul clima che l'azienda tenta di imporre all'interno dello stabilimento.
Nello stabilimento, le linee di assemblaggio hanno preso il posto dei vecchi impianti di lavorazione a tornitura e, attraverso l'applicazione del programma Wcm, entra in "silenzio" il metodo Ergo-Uas, senza nessun accordo con le organizzazioni sindacali. Tanti giovani, ma anche donne e uomini ormai vicino alla pensione, stanno provando sulla pelle questo metodo a dir poco infernale.
Nessuno ne parla mai, ma i carichi di lavoro negli stabilimenti di Marchionne sono aumentati da tempo con un impatto pesante sulle patologie muscolo-scheletriche e rischi sempre crescenti per la salute, e questo accade anche a Sulmona.
Siamo adibiti alla stessa mansione tutto il giorno per otto ore.
Lavoriamo in piedi tutto il tempo, e il montaggio di componenti come dischi, pinze dei freni, montanti e bullonerie varie con ritmi elevati sta causando l'insorgere di svariate patologie: tendinite alle spalle da lavoro al montaggio; tendinite mano-polso per lavorazioni meccaniche .
Alcune postazioni lavorative sono state realizzate in modo da far svolgere più attività contemporaneamente.
Ad esempio, sulla mia postazione, ad inizio ciclo bisogna caricare un montante d'acciaio dal peso di 2,5 chili, avviare il ciclo produttivo, premere un pulsante, ruotare il busto a destra su un'altra postazione e avvitare 3 viti dal diametro di 5 mm su di un paracalore, premere di nuovo il pulsante.
A fine turno ho caricato 700 montanti che fanno un peso totale di 1.750 kg usando a volte sempre lo stesso braccio, girandomi sempre a destra senza fare neppure un passo, e posizionando 2.100 viti sempre con la stessa mano.
Conseguentemente, sulla stessa linea di produzione della Nuova Delta, l'addetto al montaggio disco, quasi sempre una donna, carica mediamente 600-700 dischi dal peso di 9 chilogrammi l'uno, accusando poi sindrome tensiva al collo per i movimenti ripetitivi legati all'uso della forza.
Infine, l'ultimo addetto al "montaggio pinza frenante", costretto dalla velocità della linea deve montare almeno 600 pezzi a destra e a sinistra su due postazioni distanti 2 metri senza la possibilità di rallentare i ritmi, altrimenti la linea va in blocco attivando segnalatori visivi e acustici fermando lo scarico del prodotto e quindi la produzione.
Voglio rimarcare che ogni lavoratore, circondato dai pezzi da assemblare stipati sulla postazione lavorativa, non ha affatto la possibilità di muoversi, cioè di fare anche solo due o tre passi! E che i movimenti vengono ripetuti anche 600-700 volte per più componenti, perché questa è la produzione richiesta per ogni turno.
Lo sforzo a cui si è costantemente sottoposti durante le 8 ore, si ripercuote inevitabilmente su tutto l'apparato muscolo scheletrico con seri danni alla schiena e alle braccia e, vi assicuro, assemblare i pezzi sulla linea di montaggio ad un ritmo elevato quasi frenetico, ti sottopone anche ad un altro tipo di stress... quello della ripetitività, della monotonia e quindi dell'alienazione!
Se poi aggiungiamo che su questi impianti, che prevedono l'impiego di 6 operai a volte si lavora anche solo in tre, si capisce bene quanto sia ingiusto, pericoloso e dannoso continuare a consentire che tale sistema venga applicato.
A molti lavoratori, me compreso, è capitato anche di lavorare alcune ore o un intero turno da solo, quindi di fare il gioco del "torello", come lo chiamiamo in fabbrica.
Consiste nel fatto che il lavoratore deve preparare, assemblare, caricare e infine scaricare il prodotto, il tutto collegato a casse acustiche posizionate lungo la linea che, nel caso in cui la produzione si fermi, iniziano a suonare un brano musicale risvegliando il tranquillo sonno del capo Ute, il quale, avvertito dal sottofondo musicale, sobbalza dalla sedia e corre a chiederti spiegazioni su come e perché la linea si è fermata!
Chi si rifiuta di lavorare in queste condizioni assurde rischia di restare a casa per qualche mese in cassa integrazione!
Addirittura alcuni operai che hanno mandato certificati medici, il mese successivo in busta paga si sono visti applicare la cassa integrazione anziché la malattia!
Come dicevo prima, l'Ergo-Uas entra in punta di piedi nel nostro stabilimento di Sulmona grazie al metodo Wcm il quale prevede un restyling di tutti gli impianti, con la continua "caccia agli sprechi".
Non ci aspettavamo un ritorno all'uomo-macchina, e tra noi operai la preoccupazione sale.
L'Ergo-Uas non è altro che un metodo per "plasmarci" meglio rispetto alle macchine e al loro ritmo, ovvero per produrre più pezzi a minor tempo. Il tutto in un clima di inasprimento delle relazioni sindacali.
Questo clima deve essere interrotto!
E' un dato di fatto che sotto minaccia si abbassa la guardia, chiunque, pur di salvaguardare il posto di lavoro, va anche contro le proprie idee, accetta le condizioni più dure, dimentica ogni dignità, non solo rinuncia ai diritti sindacali: scioperi e quant' altro, ma anche al diritto alla salute. Il diritto alla vita e alla salute invece viene prima di ogni altro tipo di rivendicazione e soprattutto non è negoziabile.
E' necessario intensificare gli studi e le ricerche su ogni tipo di attività richiesta ai lavoratori che possa comprometterne l'integrità sia fisica che psichica senza trascurare il benché minimo dettaglio; e non sottovalutare mai nessun cambiamento apportato, soprattutto quelli non concordati, che venga di fatto imposto nelle produzioni. Credo infine sia necessario fare, come oggi, continuamente formazione della cultura della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.


Liberazione 02/06/2011, pag 9

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