giovedì 4 agosto 2011

«Se non ci sono stati incidenti è stato solo grazie alla calma degli operai»

L’odissea delle tute blu in una città superblindata che li ha respinti

«Se abbiamo ottenuto questo risultato è stato grazie a voi». Maurizio Landini parla nel piazzale della stazione Ostiense. Sono le due del pomeriggio. Arriva direttamente dalla trattativa al ministero dello Sviluppo dove poco prima Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, ha ritirato il taglio di 2.500 posti di lavoro. Davanti a lui, mille e cinquecento metalmeccanici di Sestri Ponente e Riva Trigoso. Schierati, con in mano le bandiere della Fiom e l'immancabile striscione dei rappresentanti sindacali, non si perdono una parola, pronti a zittire qualsiasi voce sopra le righe. Il "risultato", e i ringraziamenti, se li prendono tutti. Stavolta se le cose sono andate liscie lo si deve a loro, al loro self control.
Ce l'hanno messa tutta per fargli perdere la pazienza, a cominciare dal questore che li ha bloccati sotto un sole cocente tra il Circo Massimo e il Colosseo circondati da due densi cordoni di carabinieri e guardia di finanza in assetto antisommossa.
Senza contare, poi, l'improvviso cambio di percorso del corteo (originariamente doveva essere da Termini a via Veneto, sede centrale del minitero dello Sviluppo), lo spostamento del tavolo di confronto nella sede periferica dell'Eur, "per motivi di ordine pubblico", la separazione dai "cugini" di Castellammare di Stabia, vittime, a loro volta, della deviazione dell'arrivo da Termini ad Ostiense. Qui sono stati ricevuti con i lacrimogeni già innestati.
E' stata questa l'accoglienza della Roma "politica", intenta a leccarsi le ferite della batosta elettorale "Milano-Napoli", alle tute blu venute a difendere il loro posto di lavoro. Una accoglienza caratterizzata anche dal "chiassoso silenzio" della Cgil, che a Roma ha una segreteria e un comitato direttivo. Da che cosa si sono fatti distrarre?
Ma loro, le tute blu, reduci da quasi dieci giorni di mobilitazioni tra Castellammare e Genova, Marghera e Monfalcone, non si sono persi d'animo. «Fincantieri non si tocca, la difenderemo con la lotta», hanno urlato per tutto il corteo. Qui e là, tra i mille cartelli che ripercorrono la lunga storia della cantieristica italiana di Riva Trigoso e di Sestri, ognuno con la data di "battesimo" di una nave differente, anche quelli più ironici dal tono: «Bono, non ce l'ho con te, ma con tua madre», rivolto all'Ad di Fincantieri.
Davanti al Colosseo la tensione sembra non sciogliersi mai. Le tute blu si sentono prese in giro. E all'indirizzo delle forze dell'ordine non mancano gli slogan al grido di "servi dei servi". Qualcuno cerca anche di convincere i militari che per la magra busta paga di 1.200 non gli conviene sporcarsi le mani con i "fratelli" lavoratori.
La notizia del ritiro del piano "lacrime e sangue" arriva al momento giusto. Si torna indietro per lo stesso percorso fatto all'andata.
«Il loro comportamento è stato irreprensibile - commenta Alessandro Pagano, che per la Fiom sta seguendo la cantieristica -. In una situazione di inutile tensione».
«Lo stralcio della proposta di Bono - dirà il segretario del Prc Paolo Ferrero - è la vittoria degli operai di Fincantieri che per mesi hanno presidiato i canteri chiedendo il pieno rilancio del comparto navale in Italia».
Fa. Seba.


Liberazione 04/06/2011, pag 2

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