giovedì 4 agosto 2011

Roma, la protesta non si oscura. Tocca alle tute blu Fincantieri

Oggi il corteo nella capitale contro il piano di tagli di 2.500 posti di lavoro

Fabio Sebastiani
Più di mille lavoratori dalla Liguria; almeno 500 da Castellammare di Stabia; e poi decine di delegazioni dagli altri siti Fincantieri. Saranno più di duemila tute blu domani, tra stazione Termini e via Molise, sede del ministero dello Sviluppo, a gridare la loro protesta contro il piano di espulsioni firmato da Bono & Co. Tra loro anche molti dipendenti delle ditte di subappalto, amministratori locali e sindacalisti. Gran parte della mobilitazione a Roma è stata finanziata grazie alla sottoscrizione che i lavoratori sono andati raccogliendo in questi giorni. E' più di una settimana che sono in strada, impegnati in mobilitazioni di tutti i tipi, dai blocchi stradali al presidio dei comuni, dai cortei ai sit davanti ai siti produttivi. Eppure l'energia non è diminuita. E' questo che avrà consigliato il Governo a spostare la sede del tavolo di confronto dalla sede centrale del ministero in una delle tante sedi all'Eur? Le tute blu fanno paura.
Una «provocazione», l'ha definita Bruno Manganaro della Fiom Cgil di Genova «perché‚ c'è un merito dell'incontro, ma c'è anche un merito del diritto a manifestare». L'incontro si svolgerà alle ore 12, in viale Boston 25, mentre i privi arrivi dei due treni speciali dal Nord e dal Sud, saranno tra le nove e le dieci. «I lavoratori percepiranno questa scelta - prosegue Manganaro - come un volere oscurare e ghettizzare la loro manifestazione, il governo si assume una responsabilità enorme con questa scelta». «Questa decisione - ha commentato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - sicuramente non agevola la trattativa. Ci rendiamo conto che ci sono esigenze di ordine pubblico, ma le manifestazione dei metalmeccanici non hanno mai creato difficoltà». È una scelta «inopportuna che rischia di esasperare ulteriormente gli animi dei lavoratori Fincantieri e di inasprire l'impatto mediatico e sociale di questa già difficile vertenza», gli ha fatto eco Giovanni Centrella, segretario generale dell'Ugl.
Secondo Sergio Olivieri, segretario della federazione ligure di Rifondazione Comunista - Federazione della sinistra, infine, lo spostamento è un «atto di occultamento delle questioni sociali». «Il Governo - prosegue - vuole impedire che gli operai della Fincantieri manifestino nel centro di Roma. Si vuole cioè impedire l'esercizio di un diritto democratico sancito dalla Costituzione e che i lavoratori italiani si sono guadagnati con le lotte e con il sangue».
I temi sul tavolo, come ricorda il responsabile per la cantieristica della Fiom, Alessandro Pagano, devono essere in continuità con ciò che i sindacati sono andati discutendo dal 2009 con Fincantieri, ovvero le prospettive del settore della navalmeccanica. Del resto, non è che i temi manchino da questo punto di vista. Non si può infatti tacere che ciò che ha portato allo stallo in Fincantieri è stata la scelta della "monoproduzione" delle navi da crociera. Il discorso, quindi, andrebbe riaperto sulle altre tipologie di produzione. Insomma, non si parla di ristrutturazioni fuori dell'orizzonte della politica industriale. E' per questo che è chiamato in causa il Governo, non come mediatore tra le parti ma come soggetto che dovrebbe dire qualcosa.
Guido Viale, ieri, sulle colonne del "manifesto" ha rimesso in campo l'ipotesi delle "autostrade del mare", verso cui far confluire le risorse dei due megaprogetti dell'alta velocità in val di Susa e del ponte sullo Stretto di Messina.
Intanto, qualche segnale positivo arriva sempre dal settore delle navi da crociera. Nei giorni scorsi Fincantieri si è aggiudicata un ordine dal gruppo crocieristico statunitense Carnival per la costruzione di una nave da crociera destinata al brand inglese P&O Cruises. La nave, che entrerà in servizio nel marzo 2015, ha una capienza di 3.611 passeggeri e sarà l'ammiraglia della flotta di P&O Cruises e la più grande realizzata per il mercato britannico. Nuovo lavoro potrebbe arrivare anche da Tirrenia. Il presidente di Moby Lines Vincenzo Onorato, che attende l'assegnazione ufficiale della compagnia regionale Toremar e con la cordata "Cin" sta per finalizzare l'acquisto di Tirrenia, propone infatti, in un'intervista a Il Secolo XIX, l'idea di lanciare un patto con gli altri armatori che rileveranno le altre società regionali e stipulare un contratto per la costruzione di 12 navi in serie per rinnovarne la flotta. In gioco c'è anche il rinnovo della flotta di Tirrenia, che «non è solo necessario. Si impone», ha detto Onorato, sottolineando che «la chiusura dei cantieri sarebbe una tragedia autentica». Per Fincantieri si muove anche Bruxelles: il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha scritto al presidente della Bei Philippe Maystadt chiedendo che siano modificate le regole dei finanziamenti legati al settore della cantieristica, in modo da consentire la possibilità di ottenere fondi anche quando, come accade all'azienda triestina, la nave costruita opererà fuori dall'Ue.


Liberazione 03/06/2011, pag 6

Nessun commento:

Posta un commento